lunedì 13 febbraio 2006

K.K.K.: Ke kakkio kombinate?

Sono una persona tollerante.
Passo sopra a circa due milioni di cose che, spesso, potrebbero essere oggetto di infinite discussioni.
Tuttavia c'è qualcosa su cui non transigo: l'ignoranza. E alla base di ogni pregiudizio, generalizzazione e, in prospettiva, razzismo, c'è sempre lei: l'ignoranza.

Su consiglio di un amico milanese con cui parlavo qualche giorno fa di razzismi italiani, ho acquistato (peraltro in offerta) L'orda. Quando gli albanesi eravamo noi, un libro di
Gian Antonio Stella. Si tratta di un libro sull'emigrazione italiana.
Non ho ancora avuto il tempo di leggerlo, ma l'inserto centrale - con le vignette al vetriolo dei giornali statunitensi, australiani, ecc. su noi "mangiaspaghetti mafiosi" - è un ottimo biglietto da visita.

Neanche a farlo apposta, stamattina mi sono trovato a passare in quel microcosmo che è la Cumana di Napoli: trattasi di una sorta di metropolitana che, partendo dal centro del capoluogo campano, arriva fino alla provincia più prossima (Pozzuoli, Torregaveta, ecc.). Lì - sì, il caso sa essere beffardo - camminando, colgo una frase di una signora: "Non è che uno è razzista, ma ci hanno invaso troppo assai".
Ora... al di là della fantasiosa forma italiana (ho tradotto letteralmente dal dialetto partenopeo), il concetto era evidentemente riferito agli stranieri.

Fino a qualche tempo fa mi sarei fermato per far capire alla signora che con ogni probabilità si sbaglia, che parliamo di gente che nel 90% dei casi è semplicemente disperata, se decide di fare viaggi in condizioni disumane per venire qui da noi. Le avrei detto che quel ragazzo africano laggiù poteva essere suo figlio, che so? In Germania o negli USA. Cosa avrebbe detto dei Tedeschi se avesse saputo che la sola vista di un Italiano determinava atteggiamenti ostili, se non insulti e sguardi sprezzanti?

Non le ho detto nulla, invece. Non c'è un perchè. O forse c'è: la mia egoistica ricerca di tranquillità. Ma magari c'è dell'altro: ho bollato, in pochi secondi, con un pregiudizio di ritorno, la signora come un'ignorante. Certo, ha detto una cosa ignorante, ma magari è buona... chi può saperlo?

E, al di là di tutto, a chi importa?

Sembrerò un fatalista, ma sono abbastanza stanco di tentare di cambiare - anche nelle piccole cose - una città come questa. Le cose vanno di merda perchè molta gente ha merda nella testa. Beh, se lo meritano. E' giusto così.

Il punto è... che ho fatto io per meritare questo?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Questo post cade "a fagiUolo". Proprio ieri il mio ragazzo monzese mi raccontava di un suo cuginetto (9 anni) che alla domanda "ma ci sono bambini stranieri nella tua classe?", ha risposto "Sì: c'è un egiziano, un marocchino, e uno che viene dalla campania...".
E' stato rinominato "il piccolo Borghezio".
Pero', ognuno ha pregiudizi su chiunque: psicologicamente parlando (ahahah) si verifica perchè dato un gruppo A (che condivide valori, rappresentazioni, ed è socialmente riconoscibile e compatto) si contrappone un gruppo B, e via dicendo. Cio' permette di riconoscersi nell'appartenenza di gruppo.Una boiata, ma così è.

Parentesi: ci sono piu' sardi emigrati che in Sardegna, figurati cosa possiamo permetterci di dire noi a riguardo....
Per il resto, se perdi la speranza di cambiare le cose proprio tu che sei gggiovane....andiamo bene!!!!!

Carlo Del Grande ha detto...

Fantastico il piccolo Borghezio... :-D

Per la precisione: non perdola speranza di cambiare tutte le cose... solo Napoli!