lunedì 3 maggio 2010

I am (no more) a paper cup

Uno dei ricordi più vivi che ho del nostro viaggio negli USA, a gennaio 2009, in occasione del giuramento di Obama, sono i caffè.
Da Napoletano non ho mai considerato tali tutte le bibite più alte di due dita.
Negli USA, invece, complice un freddo impressionante, ho dovuto rivedere le mie convinzioni. Almeno una volta al giorno, quasi tutti i giorni, abbiamo fatto tappa da Starbucks, Caribou Coffee e da svariati altri bar e caffetterie sparse ad ogni angolo di New York, Washington D.C., ecc.

E non è stata solo la bevanda a sorprendermi, ma il contenitore: un bicchiere tanto semplice quanto geniale: cartone rinforzato nel punto della presa, in modo da non farti scottare; tappo di plastica con fessurina da cui bere e l'immancabile scritta: "Caution! Hot drink". I caffè americani ci hanno riscaldati (le mani, innanzitutto, e tutto il corpo a seguire), ci hanno fatto sentire ancora più parte di qualcosa di magico.
La mattinata dell'inauguration, il 20 gennaio 2009, il cammino/la corsa surreale fatta da casa di mio cugino Andrea al centro della città, con gente che arrivava da ogni dove e l'emozione che saliva, probabilmente non sarebbe stata la stessa senza il pit-stop in caffetteria.

Anche per questo, ringrazio il Signor Leslie Buck, l'uomo che ha dato vita, senza averne minimamente idea, a un fenomeno di massa, di cui, da bravo turista, non potevo non portare con me un ricordo... :-)

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