mercoledì 13 settembre 2006

"Quanti anni hai?" "Sei" "Quante volte ti hanno sparato?" "Una"

Lo immagino così un dialogo con la bimba di 6 anni rimasta lievemente ferita a seguito di un agguato (o una semplice intimidazione) ai danni del padre, noto esponente camorristico.

Mi direbbe che è stata colpita e, forse, che quel colpo l'ha fatta diventare una quattordicenne tutto a un tratto. In proporzione, questa bimba potrebbe comportarsi da ventenne a quattordici anni. Cose così ti segnano. Per sempre.

Non ho avuto lo stomaco di vedere qualche telegiornale. Sono stanco di gente che si lamenta della propria condizione e che appena spente le telecamere fa di tutto perchè questa condizione resti ben salda sui suoi binari (spesso di sangue). Però sul giornale ho letto che la gente del posto parla di coprifuoco. E "non si può uscire di sera", "viviamo come barricati", "è una guerra" e tutte quelle litanie che più tempo passa e più suonano ridicole. Sì, ridicole.

Avrei voluto scrivere qui una lettera aperta alla bimba, ma me n'è passata la voglia.

Qualche giorno fa ho comprato L'Espresso. Una copertina (che vedete a lato) che è tutta un programma. Un appuntamento dato un anno fa, quando un dossier sull'inferno napoletano mandò su tutte le furie le istituzioni. Ricordo Bassolino, davvero indignato. Io m'indigno perchè non posso camminare tranquillo per strada. Lui perchè viene sputtanato su uno dei settimanali più letti d'Italia. A ciascuno il suo.

Consiglio a tutti la lettura di questo nuovo numero de L'Espresso. Allucinante, ma utile.

PS: vi lascio con una nota positiva... ecco la cover (con grafica non ancora definitiva) di Mono, la rivista che ospiterà (anche) la mia storia! :-)


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